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Data Act, le regole per difendere (e far fruttare) i dati aziendali
28 aprile 2024
7 minuti di lettura
Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale UE il nuovo regolamento sul trattamento evoluto dei dati, applicabile da settembre 2025. Ecco cosa sapere.
Creare un contesto normativo più equo tra i vari Paesi dell’Unione, rendendo più sicura e controllata la circolazione dei dati. Sono questi gli obiettivi del Data Act, il regolamento entrato in vigore dall’inizio di quest’anno con cui l’Unione Europea ha scelto di mettere ordine sul tema della gestione dei dati digitali.
L’obiettivo è garantire prima di tutto la sicurezza delle informazioni a tutela dei cittadini, permettendo però al contempo un accesso più libero ai dati come risorsa strategica tra titolari e destinatari.
Il Data Act, pubblicato a inizio anno nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, entrerà in vigore dal 12 settembre 2025 e la prospettiva è quella di una piccola rivoluzione nel panorama imprenditoriale. Soprattutto per quanto riguarda la gestione dei dati generati dalle interazioni digitali.
Vediamo gli aspetti più importanti da tenere a mente per arrivare preparati alla scadenza.
Gli obiettivi del Data Act
I dati rappresentano una risorsa condivisa, che secondo l’Unione va considerata concettualmente molto simile all’illuminazione pubblica o a una vista panoramica, in quanto possono essere accessibili e utilizzati da molte persone contemporaneamente senza perdere di valore o esaurirsi.
Tuttavia, nonostante la crescente quantità di dati generati – che si prevede aumenterà da 33 zettabyte nel 2018 a 175 zettabyte entro il 2025 – una grande parte di essi rimane inutilizzata, soprattutto nell’ambito industriale, con circa l’80% della mole prodotta che viene dissipata perché non gestita in modo adeguato.
La legge sui dati si propone di affrontare le sfide legali, economiche e tecniche che ne ostacolano l’effettiva valorizzazione. Queste nuove norme mirano a rendere disponibile una maggiore quantità di dati per il riutilizzo, aprendo così le porte a un notevole potenziale di crescita economica e innovazione. Si prevede che tale iniziativa possa generare un PIL aggiuntivo di 270 miliardi di euro a livello comunitario entro il 2028.
Data Act e Internet of Things
La principale fonte di questa risorsa non sfruttata a dovere sono proprio i dispositivi connessi, che attraverso il principio dell’Internet of Things sono potenzialmente in grado di raccogliere e scambiare incredibili quantità di parametri e informazioni statistiche tra loro e con l’esterno.
Ecco, un primo punto focale del data act riguarda proprio questo: macchinari e impianti smart dovranno essere progettati e fabbricati in modo da consentire agli utenti (sia imprese che consumatori) di accedere, utilizzare e condividere facilmente e in modo sicuro i dati generati e trasmessi.
Per le imprese in particolare il punto di vista è quindi doppio. Da un lato il Data Act impone infatti nuovi obblighi, a cominciare dalla massima trasparenza nei confronti degli utenti interessati a sapere quali informazioni stanno circolando nel sistema. Chi maneggia dati per i propri prodotti o servizi dovrà pertanto informare chiaramente sui tipi di dati generati, la loro archiviazione e la modalità di accesso e cancellazione.
Dall’altro lato, tuttavia, un accesso più libero a questo tipo di risorse va visto anche dal punto di vista “attivo” e cioè considerando che, oltre a garantire accesso ai propri dati, un’impresa può più facilmente raccogliere dall’esterno quelli trattati da altri, utilizzandoli a proprio vantaggio. Questa libertà di utilizzo dei dati potrebbe non solo favorire l’innovazione all’interno delle aziende, ma anche stimolare la competitività e la creazione di nuovi mercati.
Data Act, i vantaggi per le PMI
A poter approfittare maggiormente dei vantaggi del Data Act saranno soprattutto cittadini e pubbliche amministrazioni, ma anche per le PMI come anticipato non mancheranno le possibilità:
- Le imprese saranno maggiormente incentivate a produrre e trattare dati di alta qualità, fondamentali per pianificare strategie di business più mirate e aderenti alle effettive caratteristiche di mercato. Sarà possibile realizzare un’offerta più personalizzata e aderente alle richieste del proprio target, competendo alla pari anche con i competitor più strutturati;
- Il potere negoziale delle aziende più piccole sarà salvaguardato, proprio perché loro stesse avranno accesso alle medesime informazioni disponibili per i grandi brand. E questo andrà a prevenire l’abuso di clausole contrattuali imposte senza margine di trattativa dalla parte con una posizione contrattuale significativamente più forte;
- Come clienti, le aziende potranno decidere di cambiare più facilmente fornitore di servizi di trattamento dei dati sul cloud, con il risultato di sbloccare e rendere molto più dinamico il mercato digitale della nuvola a livello comunitario.
In buona sostanza, quindi, una piccola azienda può stare tranquilla. Perché non sarà direttamente interessata – se non in minima parte – da eccessivi obblighi di conformità, ma potrà approfittare di tutte le potenzialità di business connesse a questa nuova normativa e strategiche per lo sviluppo del business.
Data Act, esempi pratici
Ma, nel concreto, come prenderà forma lo sfruttamento strategico dei dati nel mercato? Alcuni esempi li fornisce direttamente la commissione europea:
- I prodotti realizzati in un sistema all’interno dell’Internet of Things saranno agganciati a moltissime informazioni aggiuntive, che potranno essere consultate dall’utente finale nella massima trasparenza, al fine di una maggiore tutela degli standard qualitativi sia sul prodotto stesso che sull’impianto che l’ha realizzato;
- Il prodotto “smart” potrà fornire informazioni utili a terzi che possono essere interessati a servizi post vendita, come assistenza, consulenza, manutenzione preventiva e molto altro;
- I dati degli impianti potranno essere utilizzati per massimizzare l’efficienza produttiva complessiva, ottimizzando i cicli operativi, le linee di produzione e la gestione della supply chain e i tempi di fermo macchina.
E il segreto commerciale? Continuerà a essere protetto. Il Data Act infatti impedirà di accedere a dati sensibili per il produttore, impedendo che le informazioni libere vengano utilizzate dai competitor per modificare i propri prodotti.
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