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Transizione digitale per tutti, ecco i Poli d’Innovazione

30 settembre 2024

6 minuti di lettura

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Aiuteranno soprattutto le piccole imprese con un primo assessment della loro maturità, fornendo orientamento e consulenza finanziati fino al 100%

L’obiettivo è dichiarato: accelerare la transizione digitale delle imprese italiane (specie le meno strutturate) con i contributi del PNRR. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy lancia i nuovi Poli d’Innovazione, e mette sul piatto 42 milioni di euro che serviranno per accompagnare le PMI nel processo di orientamento funzionale all’adozione di nuove tecnologie.

Sono 6 gli interlocutori individuati per ricoprire il ruolo di Poli d’Innovazione, selezionati tra le 13 candidature pervenute al Ministero nel 2023. Nello specifico parliamo di Confindustria, CNA (in partner con Fondazione Pico), Confartigianato, Unioncamere, Coldiretti, e Confcommercio.

A loro, oltre al compito operativo, anche l’onere di rimettere ordine nel sistema dei differenti soggetti a cui il mondo produttivo può rivolgersi per da forma alla propria strategia d’innovazione. Ad oggi infatti c’è abbastanza confusione tra i non addetti ai lavori attorno a un ecosistema che oltre ai Poli d’Innovazione coinvolge anche i competence center e gli European Digital Innovation Hub. E adesso ne parliamo.

Poli d’innovazione, cosa sono e cosa fanno

I poli d’innovazione sono stati pensati per diventare gli sportelli unici di primo accesso per le PMI che vogliono affacciarsi a un processo di innovazione e non sanno da dove cominciare.

La funzione dei Poli d’Innovazione è quella di fornire orientamento e consulenza, oltre a realizzare un primo assessment per misurare il grado di innovazione base da cui parte l’azienda e definire il livello a cui può arrivare in funzione alle proprie necessità, alle tecnologie disponibili e alle capacità d’investimento.

In linea generale, tocca poi agli stessi Poli fare da intermediari con gli altri “attori” previsti da un quadro definito direttamente dall’Unione Europea e che coinvolge anche:

European Digital Innovation Hub

Rappresentano l’evoluzione dei Poli d’Innovazione in chiave europea (e infatti qualcuno li chiama anche Poli Europei d’Innovazione). Il loro compito è dare seguito alle attività di orientamento che l’azienda ha concluso nel livello precedente, mettendo il piano d’innovazione nero su bianco e definendo le attività di testing e ricerca da svolgere, oltre a eventuali percorsi di formazione per il personale, ma anche strumenti per finanziare l’investimento e il calcolo del ritorno. In Italia sono 13 quelli ammessi al finanziamento comunitario.

Competence Center

Sono veri e propri centri di competenza creati per promuovere l’innovazione industriale e la digitalizzazione dei processi, portando le aziende a teorizzare e testare in laboratorio nuovi modelli, nuovi metodi di produzione e attività di ricerca e sviluppo. Di fatto fanno riferimento a università e centri di ricerca, che governano l’intera attività. Possono essere una delle armi a disposizione degli European Digital Innovation Hub.

Poli d’innovazione: orientamento e consulenza finanziati

Ma torniamo ai Poli d’innovazione “nazionali”. E, per non creare confusione, lo ribadiamo: rispetto agli altri livelli (Competence center e EDIH), la loro funzione è fortemente orientata all’accompagnamento consulenziale delle PMI, nonché circoscritta all’ambito di un primo check-up digitale, con successiva attività di indirizzamento agli altri soggetti in campo.

Secondo le intenzioni del Ministero, a loro spetta il compito di individuare le eventuali imprese da coinvolgere, le quali potranno contare su contributi in grado di coprire dall’80% al 100% (a seconda del livello dimensionale dell’azienda) i costi di consulenza.

Verso una maturità digitale… da 90

Le associazioni coinvolte – che, come detto, sono Confindustria, CNA, Confartigianato, Unioncamere, Coldiretti, e Confcommercio – stanno già iniziando a strutturare nei dettagli i servizi rivolti alle aziende.

Le imprese interessate possono quindi attivarsi già adesso contattando la propria associazione di riferimento per chiedere informazioni in merito.

L’obiettivo generale della rete è naturalmente quello di arrivare con successo ai target previsti dal Decennio Digitale 2030 dell’Unione Europea, ovvero:

  • trasformare il 75% delle aziende europee in utenti cloud, AI o big data
  • garantire che il 90% delle Pmi europee abbia almeno una maturità digitale base

La strada è ancora lunga, ma gli strumenti per fare bene non mancano.

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