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Addio rame, la fibra ottica è il futuro

5 novembre 2021

5 minuti di lettura

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È crollo verticale per le vecchie connessioni. Lo dicono gli ultimi dati Agcom: l’Italia ha scelto di correre con la fibra FTTH. Ma il cambio di cultura va governato con responsabilità.

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Bye bye rame, e benvenuta fibra. Un bilancio più che lusinghiero, a proposito delle abitudini digitali degli italiani, quello contenuto nel nuovo Osservatorio sulle Comunicazioni di Agcom relativamente al periodo tra marzo e giugno 2021. Volano in particolare le nuove connessioni con tecnologia in fibra pura FTTH (+52,7% rispetto allo stesso periodo di un anno fa), tipologia di architettura che finalmente fa la voce grossa rispetto all’ordinaria FTTC (in aumento ma del 13,9%).

Ma il dato più indicativo è certamente il crollo verticale delle linee in rame. Se nel 2017 questa tipologia di connessione per la rete fissa interessava quasi l’80% delle utenze domestiche dopo 4 anni questo valore scende al 30%. In questo arco temporale si sono convertite a tecnologie più evolute poco meno di 10 milioni di linee, con l’aumento della fibra FTTH che vale per 6,8 milioni di unità.

Tanti fattori

Certamente hanno contribuito tanti fattori a questi risultati lusinghieri. In primis la messa a regime, dopo tanti singhiozzi, del piano nazionale per l’abbattimento del digital divide, che ha comunque ancora parecchia strada da fare. E poi una grossa spinta l’ha data il cambio di abitudini nella fruizione dei servizi web. E questo in particolare nell’anno del Covid, tra esigenze di performance adeguate per lo smart working e necessità legate allo streaming di servizi di intrattenimento.

Reti broadband, cresce la richiesta

Di pari passo alla rapida evoluzione nelle esigenze dei nostri connazionali, la tecnologia si è quindi trovata nella necessità di accelerare, in senso figurato ma non solo per dare risposte adeguate. È aumentato il volume di traffico dati medio giornaliero, + 22% in 6 mesi e +83% rispetto al periodo pre pandemico. E così gli operatori hanno dovuto intervenire per garantire una banda all’altezza, capace di spingere le linee in modo stabile su velocità fisse pari o superiori ai 100 Mb/s. Oggi questo standard è raggiunto da quasi il 57% delle linee totali, contro il solo 8,3% di quattro anni fa.

Utilizzo della rete

Ma per cosa utilizziamo così tanta rete? Sembrerà strano, alla luce delle considerazioni di cui sopra (smart working, streaming), ma vincono sempre loro: i social network. Vero che per molti rappresentano una parte più o meno importante del proprio lavoro, ma sta di fatto che l’uso di Facebook e affini anche e soprattutto per il tempo libero cresce fino a occupare quasi 57 ore mensili a persona, mantenendo il trend in aumento degli ultimi anni. Probabilmente su questo aspetto ha inciso anche l’anno di distanze forzate e di ricerca di una nuova socialità. Di questa ondata positiva non godono invece i quotidiani, che quanto a audience digitale guadagnano nei mesi della pandemia, ma perdono nel computo complessivo del quadriennio.

Le nostre conclusioni

Questa fotografia ci dice parecchie cose. Ma forse la prima, e più importante di tutte, è questa: l’Italia sembra finalmente essersi decisa a darsi una mossa. Per carità, c’è ancora tanto da fare, come dimostrano i recenti problemi avuti da Dazn con le dirette streaming della serie A. Ma il cambio culturale, soprattutto nella testa della gente, è innegabile. Adesso tocca a noi operatori: la sfida è continuare a operare con serietà, affidabilità e soprattutto grande trasparenza nei prezzi (cioè tutto il contrario di quello che accade ogni anno con il solito rincaro autunnale dei soliti “furbetti”). Soltanto così possiamo essere certi di far correre il Paese.

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