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Cobot, quando il “collega” è un robot
11 luglio 2022
8 minuti di lettura
Benvenuti nell’era dei robot collaborativi, che affiancano i lavoratori umani nei compiti più gravosi e ripetitivi. Ma soprattutto sopperiscono alle carenze di personale… creando posti di lavoro.
Sembrano arrivare dal futuro, e invece sono sempre più uno straordinario presente per l’industria italiana evoluta. Sono i cobot, e cioè i cosiddetti robot collaborativi, che mettendo insieme ricerca, automazione e grande flessibilità di utilizzo stanno rapidamente andando alla conquista di un mercato sempre più ampio.
Sono già moltissimi i settori in cui trovano applicazione, e con aziende di tutte le dimensioni. Ma soprattutto grazie a una straordinaria capacità di adattamento si fanno spazio tranquillamente anche in punti diversi della stessa catena di produzione.
Dal sollevamento al controllo qualità, dall’assemblaggio alla finitura del materiale, un cobot sa sempre stare al suo posto. Ed è il partner perfetto per i lavoratori umani, a cui assicura prestazioni e sicurezza riducendo gli errori e aumentando l’efficienza del team. Se poi aggiungiamo che può rispondere alla carenza di personale contribuendo però a creare nuovi posti di lavoro, allora capite perché chi sceglie un cobot ha fatto davvero bingo.
Cosa sono i cobot
Ma facciamo un passo indietro e partiamo dal definire prima di tutto cos’è un cobot. Con questo termine, che per l’appunto deriva dall’unione delle parole collaborative robot, si indica un robot industriale antropomorfo, capace di muoversi in modo agile su sei assi e di svolgere determinati compiti tramite processi di automazione.
I cobot sono flessibili, compatti e sicuri, perché il loro scopo principale è lavorare a stretto contatto con l’uomo. A differenza infatti dei robot industriali tradizionali, nella stragrande maggioranza dei casi non richiedono barriere di protezione e separazione dalle persone che li circondano. Anzi al contrario sono pensati proprio per condividere spazi e mansioni con i loro operatori. Da bravi colleghi.
Un altro punto distintivo rappresenta la facilità di utilizzo. Sono semplici da programmare e intuitivi da attivare, e si integrano rapidamente a qualsiasi processo produttivo grazie alle applicazioni che permettono di controllarli da schermo, o addirittura da smartphone.
La cybersicurezza, che è divenuta una questione di importanza strategica, deve porsi a fondamento del processo di digitalizzazione del Paese, quale elemento imprescindibile della trasformazione digitale, anche nell’ottica di conseguire l’autonomia nazionale strategica nel settore.
I vantaggi di lavorare coi cobot
Come si può intuire, i vantaggi dei cobot sono molteplici. Sia dal punto di vista dell’azienda che da quello dei lavoratori.
Lo abbiamo detto: il dipendente ne guadagna prima di tutto in sicurezza ed efficienza. Può liberarsi degli incarichi più rischiosi e di quelli più gravosi, e perfino di quelli ripetitivi o a basso valore aggiunto. Che di contro sono quelli a più alto tasso di errori o pericolose distrazioni.
L’azienda invece viene premiata in produttività e qualità, oltre che nel clima generale della propria forza lavoro. I tempi di esecuzione si riducono con una migliore gestione dei picchi imprevisti di lavoro, e c’è piena elasticità nel passare il singolo cobot da un incarico all’altro tra le linee di produzione.
Ma non è finita qui, perché c’è anche tutta una serie di vantaggi correlati, come:
Ottimizzazione degli spazi
Il singolo cobot può essere applicato in punti diversi dell’azienda, o fare cose diverse in momenti e luoghi diversi, riducendo il bisogno di “doppioni”.
Refitting linee produttive obsolete
Anche senza sostituire l’intero parco macchinari, introdurre un cobot può essere utile per aumentare il livello di automazione di sistemi obsoleti. Con costo ridotto e massima velocità di integrazione.
Scalabilità e adattabilità
Ciò che il cobot svolge oggi può essere molto diverso da quello che può “imparare” domani. Così l’azienda li può impiegare o riprogrammare a completo piacimento a seconda delle esigenze e dei compiti da svolgere.
Cosa possono fare i cobot
Sono già oggi molteplici i campi di applicazione dei cobot. E dal punto di vista delle potenzialità future davvero non ci sono limiti. Gli ambiti più diffusi attualmente sono:
Assemblaggio
Oltre a compiere l’operazione nel modo corretto, possono dosare il livello di forza grazie a degli appositi sensori che garantiscono il rispetto dello standard durante tutto il processo.
Posizionamento
Il compito più “semplice”: prelevare il pezzo da processare e posizionarlo agevolmente nella corretta posizione di lavoro.
Finitura
Metallo, legno o prodotti multimateriali, di qualsiasi forma o superficie. Il cobot può eseguire la lavorazione richiesta come verniciatura, sbavatura o applicazioni mirate. Sempre con altissima precisione e massima resa.
Saldatura
I cobot per la saldatura sono ormai una realtà pluri consolidata, anche per diverse metodologie di lavoro. In questo modo gli operatori si risparmiano un’operazione delicata e rischiosa.
Controllo qualità
La ripetitività è il suo mestiere, e non c’è niente di più ripetitivo del controllo qualità. Grazie ai sistemi di visione 2D e 3D possono essere applicati a ogni tipo di misurazione.
I cobot e l’IoT
Se dici cobot pensi subito all’automazione. In realtà però c’è un universo di possibilità che va ben oltre la “semplice” programmazione intelligente delle macchine. E riguarda la possibilità di far viaggiare l’intera catena di compiti automatizzati su un sistema di controllo Iot. Cioè basato sulle migliori tecnologie dell’internet of things.
Che cosa significa? Che non solo i macchinari sono programmati per operare in autonomia e a contatto diretto con il personale, ma possono anche scambiarsi informazioni tra di loro. E di autoregolarsi lungo tutto il processo, attraverso sistemi di connessione evoluta che in tempo reale possono fornire live o da remoto le informazioni essenziali per la corretta gestione delle linee di produzione.
E qui c’è un piccolo assaggio delle tante belle cose che si possono fare oggi con questa tecnologia.
Ma ci rubano il posto?
Una domanda più che lecita, da parte di chi si avvicina per la prima volta all’infinito potenziale di questo sistema. Esiste il rischio concreto che presto o tardi i cobot ci porteranno via il lavoro?
In realtà la questione va guardata da un punto di vista completamente differente. Perché questa evoluzione ci permetterà di riconsiderare da zero il nostro intero potenziale professionale, rivedendo il concetto stesso di cosa è lavoro.
Investire nei cobot, soprattutto se integrati in un sistema evoluto di Internet of Things, è un modo per ricalibrare i propri carichi, tanto per cominciare. Un modo per rivalutare il nostro reale bisogno di risorse, in particolare in un momento storico dove appare diffusa la carenza di manodopera un po’ in tutti i livelli e settori. Un modo, infine, per dare più valore alle persone, alleggerendole da compiti poco gratificanti, usuranti o peggio ancora pericolosi.
Tutto questo permettendo all’attuale capitale umano di fare un notevole salto di qualità. Sia per il circolo virtuoso che s’innesca nell’attività quotidiana, sia per la possibilità di accrescere le proprie conoscenze in ambito tecnico e digitale.
Senza contare che nuove tecnologie richiedono sempre nuove competenze, generando una domanda sul mercato di nuovi professionisti in grado di sviluppare, integrare e accelerare una transizione al 4.0 che è alla base di un’impresa sempre più a misura di persone. Perfino se fianco a fianco… con un collega robot.
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