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Incentivi per l’innovazione 2023, chiariamoci le idee

20 gennaio 2023

9 minuti di lettura

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Tante le misure con aliquote più basse rispetto alle aspettative. Eppure le imprese qualche carta da giocarsi ce l’hanno ancora.

Incentivi per l’innovazione 2023

Anno nuovo, aliquote nuove. E sul fronte degli incentivi 4.0 per l’innovazione delle imprese, questa non è una buona notizia. Dal 2023, infatti, sono scattati i tagli – previsti in realtà già nelle norme originarie – alle percentuali di sostegno agli investimenti tecnologici delle varie misure su cui le aziende possono contare.

E se molti operatori si aspettavano di trovare sotto l’albero un ritocco al rialzo, sapendo che tanto c’è ancora da fare per portare il nostro sistema produttivo nel futuro, l’amara realtà è che questo “regalo” non è arrivato. Complici i rincari delle risorse energetiche la nuova legge di bilancio ha scelto di destinare più fondi a questo fronte, senza intervenire invece sugli strumenti che potrebbero accelerare la tanto attesa transizione 4.0.

Ed è un ragionamento che può aver senso in periodi di coperta corta per tutti. Anche se inevitabilmente, dall’altra parte, incide in negativo sulla capacità del nostro sistema produttivo di tenere il passo di un mondo che ha ripreso a correre.

Qualcosa potrebbe muoversi nel corso dell’anno, dato che lo stesso governo non ha escluso misure ad hoc nei prossimi mesi. Nel frattempo, però, alle imprese che hanno ancora fame di tecnologia non resta che fare attentamente i conti delle risorse rimaste, giocandosi bene tutte le carte ancora a loro disposizione, comprese le misure ancora attive di cui in questo momento si parla meno. E in questo articolo cercheremo proprio di vedere quali sono.

Piano Transizione 4.0: aliquote 2023

Il piano transizione 4.0 è il pacchetto di crediti d’imposta alle imprese che è scattato dal 2020 in sostituzione del vecchio piano industria 4.0. Permette di ottenere crediti fiscali (e quindi sconti sulle tasse da versare) per investimenti in beni strumentali o per ricerca e sviluppo e innovazione tecnologica. Questi sconti si calcolano come percentuale sull’investimento sostenuto, ed è qui che entrano in gioco i tagli previsti rispetto al biennio precedente.

Nel 2023, infatti, le aliquote del piano transizione 4.0 scenderanno:

  • dal 40% al 20% di credito calcolato su investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • dal 20% al 10% su investimenti da 2,5 a 10 milioni di euro;
  • dal 10% al 5% su investimenti da 10 a 20 milioni di euro.

Questi valori sono confermati – salvo ritocchi al momento non previsti – fino al 2025. Nel caso invece dell’acquisto di software la percentuale di incentivo andrà incontro a un progressivo calo nei prossimi anni, scendendo dall’attuale 20% (su un investimento massimo di 1 milione di euro) rispettivamente:

  • al 15% nel 2024
  • al 10% nel 2025

Credito d’imposta sulla formazione 4.0

Niente da fare invece per il credito d’imposta sulla formazione digitale. La super misura varata la scorsa primavera per sostenere le attività formative delle imprese su temi 4.0 con incentivi fino al 70% non è stata rifinanziata. Anche da questo punto di vista qualcosa potrebbe muoversi nel corso dell’anno, ma non ci sono certezze. Chi volesse puntare sul farsi finanziare la formazione innovativa del proprio personale, al momento deve puntare su altre strade.

Tra queste, la meno battuta è certamente quella dei fondi interprofessionali, cioè gli strumenti che permettono alle imprese di attivare percorsi formativi per i propri dipendenti praticamente su qualsiasi materia, recuperando i costi fino al 100% grazie ad un “ritorno” dei contributi già versati ogni mese per legge con gli stipendi.

Investimenti sostenibili 4.0 PMI

Si tratta di una misura varata nel corso del 2022 e che può contare ancora su qualche risorsa a disposizione delle imprese del nord Italia. Destinatarie sono le piccole e medie imprese manifatturiere e di servizi che attivano investimenti innovativi e ad alto contenuto tecnologico (gli stessi del piano transizione 4.0), ma con l’intento dimostrabile di incidere positivamente sulla transizione dell’impresa verso l’economia circolare e la sostenibilità.

Valgono le spese per macchinari, impianti, certificazioni, licenze e programmi informatici, e tutte le spese per riqualificazioni murarie. Il contributo a disposizione delle aziende venete, sempre a fondo perduto, è del 35% per micro e piccole imprese, e del 25% per le medie imprese.

Bonus export digitale

Un contributo rivolto in particolare alle microimprese che scelgono di attivare investimenti digitali per vendere all’estero, come e-commerce, app, consulenza e servizi di marketing strategico. Per loro, a disposizione un contributo a fondo perduto di 4 mila euro a fronte di una spesa minima di 5 mila.

Fondo per l’innovazione in agricoltura

Anche l’agricoltura potrà guardare al 4.0 nel prossimo triennio. La legge di bilancio ha inserito infatti un fondo per l’innovazione con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di progetti hi-tech con cui puntare all’incremento della produttività. La misura attende adesso i dettagli operativi, ma sarà strutturata con buona probabilità attraverso lo strumento dei voucher o contributi a fondo perduto per acquistare macchine, soluzioni robotiche, sensoristica, piattaforme e infrastrutture 4.0, per il risparmio dell’acqua e la riduzione dell’impiego di sostanze chimiche. Come quelle proposte da AXERA

Accordi per l’innovazione: progetti “strong” di ricerca e sviluppo

Un’altra bella opportunità per innovare nel 2023, in particolare per progetti “strong”, sono gli accordi per l’innovazione (qui i dettagli dal sito del Ministero delle Imprese). Ossia una misura rivolta a imprese di tutte le dimensioni e settori che permette di avviare in autonomia o in partnership con altre aziende progetti di ricerca sperimentale e sviluppo industriale con un contributo a fondo perduto dal 25% al 50%, e con un altro 20% sotto forma di finanziamento agevolato.

I progetti devono avere una durata massima di 36 mesi e un valore minimo di 5 milioni di euro – il motivo per cui li abbiamo definiti “strong” – ma per raggiungere la cifra concorrono diverse voci di spesa ammissibili, come:

  • Spese di personale
  • Strumenti e attrezzature di nuova fabbricazione
  • Consulenza
  • Risultati di ricerca, brevetti, know-how, diritti di licenza
  • Materiali utilizzati per lo svolgimento del progetto, come ad esempio le materie prime o i semilavorati utilizzati per la produzione dei prototipi
  • Spese generali calcolate forfettariamente nella misura del 25%

Ogni progetto deve permettere lo sviluppo di almeno una delle tecnologie abilitanti fondamentali, in particolare tutte quelle che è possibile implementare con l’aiuto di AXERA, come:

  • Strumenti digitali per l’avanzamento della produzione
  • Internet of Things
  • Connessioni e sicurezza digitale

Come e quando

Per avviare il progetto è necessario via libera del Ministero. Le domande possono essere presentate in via telematica con possibilità di precompilarle dal 17 gennaio e inviarle dal 31 gennaio.

Proviamo ad immaginarlo insieme?

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