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Industria 5.0, la “nuova rivoluzione” è qui
29 Settembre 2022
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Già tempo di mandare in soffitta la fase 4: ora è il momento di una tecnologia progettata per lavorare con l’uomo. E l’impresa locale si scopre avanti.
Per l’impresa è arrivato il momento di battere il cinque. Si chiama infatti industria 5.0 ed è il paradigma tecnologico con cui le aziende dovranno cominciare a familiarizzare nei prossimi mesi.
Appena una decina d’anni dopo la nascita della precedente “era 4.0” – la cui applicazione ancora oggi può dirsi riuscita solo a macchia di leopardo, perlomeno in Italia – si apre un nuovo capitolo che molti analisti si stanno spingendo a considerare a tutti gli effetti come la vera “rivoluzione industriale” dei nostri tempi.
Ad anticiparlo è stata proprio la Commissione Europea, che già a gennaio 2021 ha pubblicato un documento con le prime coordinate da seguire per arrivare a realizzare il modello d’industria richiesto dalle prossime generazioni.
Obiettivo, collocare la produttività imprenditoriale in una dimensione “umanocentrica” e più attenta al benessere sociale e psicofisico degli individui. Non solo a quello economico.
Essere umano al centro, ma anche resilienza e soprattutto sostenibilità ambientale. Sono questi i tre pilastri su cui intende poggiarsi il modello targato 5.0. Esigenze emerse in particolare sull’onda di pandemia, riscaldamento globale e crisi energetica. Cioè i tre fattori che insieme hanno dimostrato tutta la fragilità di un sistema produttivo votato più agli equilibri finanziari che a quelli dell’ecosistema.
Ma nel concreto qual è il significato di industria 5.0? Cosa la distingue dal precedente modello 4.0? E come può impattare tutto questo sulle singole aziende? Proviamo a mettere ordine in una questione affascinante perché in parte ancora da definire.
Industria 5,0, il lato umano di impianti e macchinari
All’inizio fu il vapore. Poi l’elettricità e la catena di montaggio. Quindi l’elettronica, l’IT e la prima automazione. Per arrivare ai nostri giorni con i sistemi connessi, il cloud, i big data e l’internet delle cose (IoT). Queste sono le quattro ere che fino a oggi hanno scandito il ritmo dell’evoluzione tecnologica industriale.
Con la versione 5.0 si fa un ulteriore salto di qualità. E non soltanto perché ora le macchine intelligenti possono lavorare al fianco delle persone, come i sistemi cobot e robot. Più ancora, perché si tratta di vera innovazione… a misura d’uomo.
L’obiettivo infatti non è tanto lavorare meglio in termini di efficienza, quanto di qualità della vita delle persone sul luogo di lavoro. Le macchine connesse, certo, dialogando tra loro riducono gli errori e abbassano i tempi di produzione, incidendo in modo evidente sulla produttività complessiva. Ma soprattutto sono più sicure, perché prevengono le distrazioni e intercettano sul nascere imprevisti e incidenti.
Allo stesso modo la tecnologia evoluta permette di abbassare i consumi energetici dei macchinari, con benefici sulla bolletta e sulle emissioni di CO2 nell’aria che poi respiriamo.
Ultima ma non per importanza, l’innovazione. Essa permette di abbattere tutte le attività a basso valore aggiunto, ossia quelle operazioni ripetitive, più pesanti e gravose, con il maggiore impatto negativo in termini di stress psicofisico sul personale.
Da industria 5.0 a società 5.0
I pilastri dell’economia 4.0 potenziati attraverso la creatività e l’unicità dell’essere umano. In estrema sintesi, eccolo qui il cambiamento atteso attraverso l’adozione del modello 5.0. E quindi connessioni superveloci, digitalizzazione spinta, fabbriche smart e sistemi cyberfisici, ma orientati per lavorare con l’essere umano, e non soltanto al suo servizio.
Meno mani, più testa e cuore: così il fattore umano può tornare pervasivo, anche oltre i confini fisici delle stesse aziende. Tanto che qualcuno, vedendoci lungo, ha già cominciato a parlare di società 5.0 come la vera destinazione che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi a raggiungere.
Una sfida non da poco, soprattutto dovendo ripartire dalle macerie di un biennio davvero complesso dal punto di vista economico e relazionale. Ma i presupposti per essere ottimisti ci sono, quindi perché non provarci?
Le imprese locali sono avanti
I buoni esempi infatti li troviamo soprattutto a chilometro zero e ci arrivano dalle tantissime testimonianze di imprese del territorio che hanno saputo integrare alla perfezione l’innovazione ai bisogni e alle necessità del capitale umano, e per estensione anche al benessere della società che le circonda.
Aziende che hanno investito intuendo che le tecnologie più evolute sono già ampiamente disponibili con costi alla portata. Realtà che sono cresciute competendo con i grandi player del loro mercato, ma senza perdere la loro anima “local” che permette di generare benessere e trattenerlo qui, con ricadute positive per tutti.
È con loro, e con tutte quelle che vorranno seguire il loro esempio, che AXERA ha scelto di mettersi in gioco. Per un mondo 5.0 dove sia bello sentirsi di casa.
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