NEWS TLC/ICT
IOT e cloud, con l’AI la sinergia che fa vincere l’impresa
15 novembre 2024
7 minuti di lettura
Dal Piano Transizione 5.0 un messaggio chiaro: le tecnologie devono ibridarsi per portare vera innovazione in azienda. E l’intelligenza artificiale può essere l’acceleratore che stavamo aspettando.
Ormai lo sappiamo bene: l’Internet of Things (IoT) e il cloud computing stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende gestiscono le loro operazioni. Secondo un report di IDC, entro il 2025 ci saranno oltre 55,7 miliardi di dispositivi IoT connessi a livello globale, generando una quantità immensa di dati. E proprio i dati sono la risorsa più preziosa da immagazzinare, elaborare e trasformare in informazioni con cui indirizzare al meglio le scelte strategiche di produzione.
Ma come lavorarli in modo efficace e soprattutto veloce per renderli subito utilizzabili? Semplice: integrandoli all’intelligenza artificiale. La combinazione vincente di IoT, cloud e AI permette infatti alle aziende di avere in tempo reale tutte le analisi che servono, riducendo i costi operativi e migliorando l’efficienza, ma soprattutto avendo anche una prima interpretazione delle cose da mettere in pratica per dare immediata sostanza alle statistiche raccolte.
Intelligenza Artificiale, pochi la conoscono
Se le prospettive sono incoraggianti da questo punto di vista, con moltissime operazioni già affidabili a software AI integrati agli impianti connessi, c’è però un vero grande limite allo sviluppo tecnologico in questa direzione. Ed è proprio la consapevolezza che ne hanno gli imprenditori, specie i più piccoli.
Al momento infatti in pochi sanno davvero bene-bene-bene di cosa si parla quando ci si imbatte nell’espressione “intelligenza artificiale”: Qualcuno pensa subito a chat GPT, altri la vedono solo come una minaccia, altri ancora ne intuiscono i potenziali ma ne temono allo stesso tempo le criticità.
Ampliando il raggio alla popolazione nel suo complesso, solo il 45,8% degli italiani ha competenze digitali di base. E la situazione è particolarmente preoccupante nel mondo del lavoro: Confartigianato segnala una carenza di 362.000 specialisti in grado di gestire sistemi di intelligenza artificiale.
Tra le piccole e medie imprese italiane, solo il 18% ha avviato progetti di AI, spesso ancora in fase sperimentale.
Ma torniamo ai Poli d’innovazione “nazionali”. E, per non creare confusione, lo ribadiamo: rispetto agli altri livelli (Competence center e EDIH), la loro funzione è fortemente orientata all’accompagnamento consulenziale delle PMI, nonché circoscritta all’ambito di un primo check-up digitale, con successiva attività di indirizzamento agli altri soggetti in campo.
Italia ed Europa provano a darsi una regolata
Nel frattempo, c’è chi pensa a un piano d’azione per l’intelligenza artificiale. Ne hanno parlato i grandi della terra in occasione dell’ultimo G7 del lavoro a Cagliari.
I ministri del lavoro dei maggiori Paesi hanno sottolineato l’importanza di adottare un approccio umano e inclusivo nell’affrontare le sfide del mondo del lavoro, come l’uso dell’intelligenza artificiale (AI). L’AI, insieme al cloud e all’Internet of Things (IoT), ha il potenziale di aumentare la produttività e migliorare la sicurezza sul lavoro, ma comporta anche rischi come disuguaglianze, discriminazioni e sorveglianza digitale
Da lì un’importante dichiarazione di intenti: nei prossimi anni si prevedono importanti investimenti per sostenere le infrastrutture per l’AI, ma anche la formazione e l’upskill del personale.
I benefici per il lavoro sono già innegabili
In attesa di evoluzioni da questi punti di vista, è bene ricordare quelle che sono già granitiche certezze. La prima delle quali è la riduzione dei costi.
Investire nella sinergia tra IoT, cloud e intelligenza artificiale non è solo una questione di innovazione, ma anche di risparmio. Un sondaggio di Deloitte ha evidenziato che il 55% delle aziende che adottano tecnologie IoT e cloud ha visto una significativa riduzione dei costi IT.
A impattare in positivo c’è soprattutto il fattore tempo, che in azienda si sa, è letteralmente denaro. Come abbiamo detto, l’IoT è alla base della raccolta di grandi quantità di dati attraverso dispositivi connessi. Tuttavia, senza una gestione e un’analisi efficace di questi dati, il loro valore rimarrebbe inutilizzato
Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale: grazie alla sua capacità di analizzare enormi volumi di dati in tempo reale, l’AI permette di ottenere insight strategici che permettono di intervenire immediatamente per azzerare errori di produzione e abbattere i tempi morti.
Secondo Gartner, entro il 2025 il 75% dei dati IoT generati dalle aziende sarà gestito attraverso tecnologie AI e piattaforme cloud. Accenture stima invece che le aziende che implementano queste tecnologie insieme possono ridurre i costi operativi fino al 30%, grazie all’automazione e alla gestione intelligente delle risorse.
Parola d’ordine: scalabilità
L’altro aspetto positivo riguarda la facilità di adattare l’impatto in modo flessibile alle esigenze delle aziende. Il cloud consente di scalare rapidamente le risorse in base alle esigenze, evitando ingenti spese iniziali per infrastrutture hardware e offrendo soluzioni flessibili su misura per ogni business.
La combinazione con l’IoT fornisce l’infrastruttura necessaria per archiviare e processare in modo efficiente i dati provenienti dai macchinari connessi, rendendo questa scalabilità illimitata.
Il vantaggio di questa sinergia è la possibilità per le aziende di utilizzare la potenza del cloud per eseguire calcoli complessi e applicare i modelli di machine learning connessi ai sistemi di intelligenza artificiale. Secondo uno studio di IDC, il 73% delle aziende che hanno implementato soluzioni cloud insieme a IoT e AI ha registrato miglioramenti significativi in termini di efficienza operativa e capacità decisionale.
Nuovi business con le soluzioni “AI-Powered”
L’integrazione di IoT, cloud e AI sta poi aprendo, all’interno delle stesse aziende, molte nuove opportunità di business. Sempre più realtà infatti hanno iniziato a sfruttare i dati per ampliare la propria offerta, sviluppando prodotti diversi o servizi personalizzati, migliorando la customer experience e persino creando nuovi modelli di revenue, come il pay-per-use (ti offro l’utilizzo “a noleggio” dei miei prodotti anziché concludere la nostra relazione con la vendita) o il predictive maintenance (sono in grado di aumentare la mia redditività proponendomi un’assistenza intelligente in modo continuativo).
PWC prevede che il mercato globale dell’IoT, potenziato dall’AI e dal cloud, raggiungerà un valore di 1,5 trilioni di dollari entro il 2030, rendendo queste tecnologie una scommessa cruciale per le aziende di qualsiasi settore.
Una vera automazione… dal volto umano
L’aspetto vincente delle tecnologie ibride? Certamente la grande spinta all’automazione che ne deriva, in particolare di quei passaggi a basso valore aggiunto all’interno del processo di produzione.
Lo abbiamo infatti anticipato: l’IoT fornisce i dati, l’AI li elabora, e il cloud garantisce l’accesso immediato e sicuro a queste informazioni. Questo flusso integrato consente alle aziende di ottimizzare le proprie operazioni in modo proattivo, riducendo i tempi di inattività e migliorando la manutenzione predittiva.
E saranno proprio queste le caratteristiche a renderla un’automazione dal volto umano. Perché l’obiettivo non è sostituire le persone, ma arrivare a una vera e propria “interrelazione”, capace di portare vantaggi in termini di produttività e qualità della vita professionale.
Lo abbiamo evidenziato: queste tecnologie danno il loro meglio lavorando insieme per fornire soluzioni intelligenti, scalabili e in tempo reale. Soluzioni capaci di trasformare radicalmente i processi aziendali. E le aziende che sapranno sfruttare questa combinazione si troveranno in una posizione privilegiata per innovare, migliorare l’efficienza e creare nuovi modelli per competere nel futuro. Noi siamo pronti.