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Le imprese ripartono con la testa “nella nuvola”
03 novembre 2022
5 minuti di lettura
L’Italia insegue a fatica gli obiettivi del decennio digitale Ue, da qui al 2030. Ma una certezza su cui puntare c’è e si chiama cloud.
Di corsa al 2030, grazie al potenziale del cloud computing. L’Italia che guarda alla ripresa post pandemia non ci scappa: dovrà spingere sempre di più le imprese sulla nuvola per dare ossigeno al proprio Pil e soprattutto centrare i quattro ambiziosi obiettivi del decennio digitale (2020-2030) lanciato dalla Commissione Europea.
Sono i quattro punti cardinali che definiscono già oggi la rotta comune verso l’Europa di domani, ovvero:
- Competenze, per aumentare la cultura digitale di base e specialistica dei cittadini europei;
- Infrastrutture, per arrivare a dare connessioni iperveloci a tutti, scambiando e immagazzinando dati in modo sicuro e a impatto zero;
- Servizi pubblici digitali, portando online i servizi di base e la sanità, e dando un’identità digitale a tutti i cittadini;
- Digitalizzazione delle imprese, arrivando a portare cloud, big data e intelligenza artificiale almeno al 75% delle aziende, e portando il 90% delle piccole e medie imprese come minimo ad un livello di digitalizzazione base.
Come si può intuire, sono obiettivi fortemente legati l’uno con l’altro. Perché se crescono le competenze dei cittadini aumenta la richiesta di infrastrutture, e viceversa. E se crescono infrastrutture e competenze, anche le imprese e le pubbliche amministrazioni possono aprirsi più facilmente alle tecnologie 4.0. Ma il tempo non è molto, e da qualche parte bisogna cominciare. Soprattutto perché la distanza da colmare è ancora tanta.
Gli italiani sono pronti, lo dice l’indagine
C’è un dato che ci può permettere di vedere il bicchiere mezzo pieno. Secondo l’indagine realizzata per Amazon dalla società di consulenza indipendente Public First, per gli italiani la tecnologia digitale è seconda solo alla salute a livello di importanza in chiave economica. Non solo: gli investimenti in infrastrutture innovative come la fibra ottica ad alta velocità sono considerati da consumatori e aziende prioritari rispetto alle infrastrutture tradizionali come strade, ferrovie o aeroporti.
Il rovescio della medaglia: siamo lenti
Eppure qualcosa ancora non va. Perché per quanto l’approccio sia finalmente quello giusto, i nostri progressi faticano a decollare definitivamente. Cresce, ma ancora lentamente, la diffusione delle connessioni ultraveloci, oggi scelte dal 34% di famiglie e aziende contro il 59% della media europea e l’obiettivo 100% da raggiungere entro il 2030. E a livello aziendale, nonostante gli impatti positivi sulla produttività, faticano a imporsi modelli realmente innovativi basati sui big data (applicati dal 9% delle imprese) o intelligenza artificiale (18%). Con l’obiettivo del 75% entro i prossimi 8 anni che appare non proprio dietro l’angolo.
Caccia alle competenze
Anche sul fronte delle competenze la strada si presenta in salita. A livello di alfabetizzazione digitale base, la media italiana è in netto calo e verosimilmente lo sarà fino al 2030. Questo perché la popolazione invecchia ed è sempre meno ricettiva di fronte a processi in continua evoluzione. E non va particolarmente bene nemmeno sul fronte delle specializzazioni ICT: l’83% delle imprese le considera essenziali per la propria crescita, ma difficilissime da trovare nel proprio personale. Soprattutto considerato che, stando sempre alle stime, oggi il 40% dei lavoratori che in ufficio usano un software non ha ancora le competenze per sfruttarlo in modo realmente efficace.
La strada giusta è… tra le nuvole
Va decisamente meglio in ambito cloud: in un solo anno di pandemia (dal 2020 al 2021) le aziende sulla nuvola sono volate dal 14 al 39%. Ma si può e si deve fare molto di più: assieme alla fibra ottica, il cloud è infatti la tecnologia che apre la strada a tutte le altre, con in mano più di metà dell’impatto complessivo dell’intero decennio digitale. E spostare in su l’asticella di 10 punti percentuali, specie nelle piccole imprese di tutta Italia, farebbe schizzare dello 0,6% il Val nazionale (cioè il Valore Aggiunto Lordo della produzione, senza imposte e consumi). Può sembrare poco, ma in realtà si tratta di una mossa che può valere quasi 9 miliardi.
Non solo. I primi risultati tangibili nella digitalizzazione dei servizi di pubblica amministrazione si devono sempre a lui: il cloud ha permesso all’Italia di raggiungere il 69% dell’obiettivo UE per i servizi pubblici digitali per i cittadini e l’89% di quelli per le aziende. Anche qui però ci si può ancora lavorare: con un 10% in più di sistemi IT in ambito pubblico il risparmio annuo per i contribuenti sarebbe di almeno 87 milioni di euro. Insomma, tra le nuvole sì ma in modo molto, molto concreto.
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